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#Approfondimento | Green Book 2023: i dati sulla gestione dei rifiuti urbani in Italia
Il 5 giugno siamo stati a Roma alla presentazione del Green Book 2023, dove abbiamo assistito ad una panoramica sul settore che ha toccato vari temi, dagli aspetti normativi a quelli tariffari, fino agli investimenti del settore. Durante la giornata è stato anche dedicato un focus alla circolarità delle risorse.
La presentazione del rapporto redatto da Utilitatis delinea uno scenario complesso per un settore che nel 2021 ha raggiunto un fatturato di circa 13,5 miliardi di euro, pari a circa lo 0,8% del PIL nazionale, occupando più di 97mila addetti diretti che costituiscono lo 0,4% del totale degli occupati in Italia e circa l’1,7% degli occupati del settore industriale.
La produzione dei rifiuti urbani è cresciuta in tutto il Paese: nel 2021, ogni cittadino italiano ha prodotto in media 502 chilogrammi di rifiuti, con una variazione del +3% rispetto al 2020, una crescita però minore rispetto ad altri indicatori, quali il PIL e la spesa per consumi finali.
I dati sulla gestione dei rifiuti urbani italiani nel 2021 mostrano come il recupero di materia per il trattamento delle raccolte differenziate sia la destinazione principale: qui viene inviato il 50% dei rifiuti prodotti. Di questi, il 23% viene inviato agli impianti che recuperano la frazione organica da RD (umido + verde) e il 27% agli impianti di recupero delle altre frazioni merceologiche della raccolta differenziata. Il 18% dei rifiuti urbani prodotti è incenerito mentre lo smaltimento in discarica interessa ancora il 19% dei rifiuti urbani prodotti.
Secondo gli ultimi dati forniti dalla banca dati di Utilitatis, il numero di aziende attive nella gestione del ciclo dei rifiuti risulta pari a oltre 650 (escluse gestioni in economia): il 51% sono specializzate nelle fasi di raccolta e trasporto, il 19% ha una gestione integrata (fasi di raccolta e gestione diretta di uno o più impianti di recupero e/o smaltimento dei rifiuti), mentre il restante 30% delle aziende risulta specializzato nella gestione impiantistica. Nel settore risultano attivi numerosi enti locali che gestiscono in economia il servizio o parti di esso, soprattutto la fase di riscossione delle tariffe e il rapporto con le utenze.
L’analisi finanziaria, condotta su un campione di 452 aziende monoutility, evidenzia come sia la tipologia di attività svolta che la dimensione aziendale influenzino le performance economiche dei gestori. La classificazione per attività rileva che i margini economici della gestione sono superiori per gli operatori che gestiscono gli impianti (EBITDA margin al 22%), mentre gli operatori della raccolta e i gestori integrati fanno registrare un indice inferiore (EBITDA margin rispettivamente pari al 12% e al l’11,7%).
Il superamento della frammentazione gestionale è di fondamentale importanza per raggiungere gli obiettivi di efficientamento dei costi e di efficacia del servizio.
Rispetto alla sostenibilità finanziaria del servizio, sia lato famiglie sia lato utenze non domestiche, la spesa per la Tari assume valori differenziati in funzione delle aree geografiche di riferimento, mantenendo una certa stabilità nel tempo.
Crisi pandemica e geopolitica hanno enfatizzato la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento delle materie prime strategiche, fondamentali per la transizione energetica ed ecologica. Il piano di approvvigionamento sostenibile delle materie prime deve prevedere una soluzione che integri estrazione primaria con riciclo di materie prime.
I contributi dei relatori presenti in sala hanno portato interessanti tematiche di riflessione.
Filippo Brandolesi presidente di Utilitalia ha definito il comparto di gestione dei rifiuti strategico per lo sviluppo dell’Economia Circolare mettendo in evidenza alcuni punti:
🟢 La frammentazione della governance gestionale è un ostacolo allo sviluppo e la regolazione non sempre si rivela di aiuto nella definizione di un perimetro industriale
🟢 L’evidente carenza di impianti per il fabbisogno del nostro Paese
🟢 Le attività di riciclo produrranno un volume importante di materie prime seconde che si confrontano nel mercato con le materie prime, quindi, serve un contributo economico alle materie prime seconde, Utilitalia ed ENEA stanno lavorando alla definizione di tale proposta.
Stefano la Porta Presidente di Ispra mette in evidenza, in continuità con quanto già evidenziato, l’importanza del mercato delle materie prime seconde derivanti dal riciclo e la necessità di una rete impiantistica da sviluppare, inoltre sottolinea altri 2 aspetti critici:
🟢 Lo sviluppo di tecnologie innovative per il riciclo dei rifiuti
🟢 La rilevanza del contributo dei cittadini consapevoli per incrementare la raccolta differenziata
L’economista Antonio Massarutto dell’Università di Udine precisa che l’applicazione dell’economia circolare non farà sparire i rifiuti, ma potrà definire le linee guide da seguire per la gestione dei rifiuti e la loro valorizzazione. Infatti, anche parzialmente in contrasto con la gerarchia dei rifiuti della Comunità Europea, l’evidenza dei fatti negli altri paesi europei testimonia che chi ha raggiunto l’obiettivo di eliminare le discariche l’ha realizzato attraverso l’impiego di un mix tra impianti di riciclo ed impianti di valorizzazione energetica. Tale evidenza significa innanzitutto la necessità di sviluppo della rete impiantistica. Le attività per le imprese che gestiscono i rifiuti proverranno sempre meno dal servizio pubblico locale e sempre più da chi immette i prodotti sul mercato che, per effetto della responsabilità estesa del produttore, ha l’obbligo di legge di valorizzarli in qualche modo. Il settore della gestione rifiuti sarà sempre molto importante, grazie alla consapevolezza che i rifiuti attraverso la trasformazione diventano risorse di input dell’attività produttiva.
Il Green Book evidenzia come “La programmazione di un piano di investimenti legati al PNRR sta creando un’opportunità per migliorare le infrastrutture del settore ambientale, che possono assumere un ruolo centrale nel grado di accelerazione della ripresa economica e della transizione ecologica.”
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